La “Musica” che fa male (di F. Todde)

LA “MUSICA” CHE FA MALE

Riflessione in una notte estiva

  

1286 olivastro e il mostro2Questa riflessione nasce dopo una notte agitata ed insonne a causa di quelli che definirei violenti e raccapriccianti suoni, invasivi e terribilmente ansiogeni.

Non credo infatti si possa parlare di musica. O, forse meglio, si potrebbe parlare di “musica” che fa male.

Non è mia intenzione entrare nella specifico e produrre una critica dettagliata su autori o performers.

Piuttosto mi piacerebbe capire com’è possibile arrivare a creare tanta oscenità acustica e, spacciandola per musica, imporla nelle piazze, nei locali pubblici, tra monumenti della natura e dell’uomo, con la scusa che il suo potere di intrattenimento soddisfi soprattutto le richieste e i “bisogni” delle giovani generazioni.

Ma cosa è successo quella notte? E dove?

Il luogo è un ameno paesino sulla costa orientale sarda, panorami mozzafiato, olivastri millenari. L’edilizia urbanistica forse non è proprio delle migliori ed è costituita in gran parte da molte case che si riempiono solo d’estate. Il centro, diciamo così, è una grande piazza con diversi alberi, tra cui spiccano spettacolari piante di olivastri di centinaia di anni classificate come monumento naturale, panchine di granito, giochi per bambini e una chiesetta dell’anno mille che purtroppo ha subito degli interventi di ristrutturazione abbastanza discutibili.

Da sempre nel periodo estivo si scatenano una serie di iniziative per coinvolgere in vario modo i villeggianti. La maggioranza di queste si svolge nella piazza intorno alla quale si trovano principalmente case di abitazione ma anche alberghi e punti di ristoro.

Quest’anno la stagione estiva prevede delle esibizioni di DJ che possono intrattenere il pubblico fino alle tre del mattino secondo l’Ordinanza del Sindaco. Nei giorni fissati, in una zona della piazza, viene quindi posizionato l’impianto di amplificazione talmente potente da rendere quel luogo una specie di discoteca a cielo aperto. La potenza del suono è tale da impedire il riposo di molti degli abitanti del circondario ma non solo. A prescindere dalla disgrazia di subire un’incomprensibile violenza del genere, per me è stata motivo di riflessione, l’orribile qualità, se di qualità si può parlare, della musica prodotta per l’occasione. Ma perché arrivo a parlare addirittura di “musica” che fa male?

Volume assordante, che nel corso della serata cresce viepiù, ritmo uniforme ed incalzante che richiama il battito cardiaco e si fa sempre più compulsivo, un tappeto sonoro che predilige suoni con frequenze estremamente gravi, la parte melodica asservita all’agitato e preponderante impulso ritmico. Una “musica” fatta per stordire.

 

Allora ho pensato: qui c’è lo zampino di chi nella confusione ci sguazza e non sopporta che l’Uomo, attraverso l’arte sublime dei suoni, possa sfiorare il Cielo. Ma forse proprio perché la musica ha questo speciale potere, era necessario svilirla, depauperarla, darla in mano a demoni piuttosto che lasciarla ad angeli. Così il maligno è riuscito a far produrre all’uomo una musica ctonia che lo inebetisce e mortificando l’anima, rende impossibile il suo librarsi. L’astuzia e la perversione diabolica, sta anche e soprattutto nel farci chiamare “musica”, una continua e stordente sollecitazione sonora che serve ad assuefarci e renderci sempre più incapaci di discernere. Un vero e proprio inquinamento acustico che sta corrompendo soprattutto le giovani generazioni e che definirei: musica che fa male.

Roma, 8 settembre 2023

                                                                                         Franco Todde

                                           

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