Editoriale 071 Il pensiero UNICO è un colpo di genio

Il catastrofismo si è ben radicato nell’umanità da quando esiste una mitostoria orale (alla quale la nostra Fondazione ha sempre dato grande rilevanza) ed è peggiorato da quando gli uomini hanno deciso di dar fiducia alla storia scritta (dai vincitori). Questi ultimi infatti “ricordano” più o meno falsamente i disastri, le guerre, le malefatte di coloro che hanno perso e giustificano perciò le azioni eroiche di coloro che hanno vinto (ovvero loro stessi). Indiani e cow boys forever da millenni. 
In parallelo alla memoria scientificamente addomesticata e fasulla del passato (gli storici mi perdonino se possono) esiste la altrettanto distorta visione profetica del futuro, che può essere enfaticamente ottimistica (il prossimo avvento del regno di Dio, il prossimo avvento del regno della ragione, l'ancor più prossimo avvento e l'immediata risoluzione di tutti i problemi attraverso i dogmi della scienza, l’età dell’Acquario… etc.). In alternativa la visione del divenire può essere pessimistica, attraverso contestualizzazioni della decadenza dei tempi e dell'inevitabile discesa nel precipizio, sia quale vendetta divina sulle perverse marachelle umane, sia quale inevitabile corruzione del divenire per l'i1211 EditorialeDicembre2021 Pecoremprovvida gestione umama.

Perciò annunciare una catastrofe, prevedere un disastro, constatare un decadimento dei costumi è sempre stato un vezzo assai truce che ha ammaliato profeti, censori, poeti, principi, maghi, giudici e sedicenti scienziati. 
Di catastrofi (sia naturali che raffinatamente organizzate dall’uomo) ce ne sono state tante, annunciate e improvvise. E per quanto riguarda il decadimento dei costumi, gli abitanti di Sodoma ci hanno preceduto di millenni con un impegno ammirevole nella dissolutezza e nella perversione. Ma “oggi”, signore e signori, c’è qualcosa di assolutamente nuovo, precipitato come una valanga in questo plurimillenario percorso storico dell’uomo. Negli ultimi due secoli, infatti, ed esponenzialmente nell’ultimo, catastrofi e decadenze hanno avuto modo di addensarsi, appiccicarsi le une alle altre, spargersi a macchia d’olio per tutti i continenti, in una globalizzazione del male, del dolore, della degenerazione e nella più totale inversione dei valori, che accelerano in quantità e qualità secondo una progressione inarrestabile e invadono ogni angolo del pianeta nel nome di uno strano concetto chiamato progresso. La massificazione della percezione collettiva va verso una “modalità” unica e relativistica della vita, del pensiero, dell’azione e reazione e anche del diritto alla vita e del diritto… alla morte.

La terra è improvvisamente diventata piccolissima. Siamo tanti, affannati, storditi, aggrappati a una sola fonte di sussistenza e c’è sempre meno spazio per muoversi e più fracasso, più confusioni di suono, di parole, di gesti, di emozioni, di obiettivi. Sulle ragioni di tale decadenza sono stati scritti migliaia di libri e soprattutto in questi ultimi anni una fascia notevole della “antropologia accademica” e un’altra fascia forse ancora più grande di “antropologia fai da te” si è sperticata in proiezioni filosofico-statistiche sui destini dell’uomo. Anche il sottoscritto ha fatto del suo meglio per dialogare sul senso del divenire, dell’effimero, dell’Essere, del finito e dell’infinito. Il risultato, nell’ambito delle mie elucubrazioni personali, non è confortante (chi vuole seguire una narrazione semplice può divertirsi in bibliografia).

Proprio sulla base di quanto letto e meditato in questi anni, ma soprattutto sulla base dell’esperienza data dalla vecchiaia che, oltre all’Alzheimer dona forse una visione sintetica anziché analitica dei periodi storici, ritengo che sia simpaticamente comprensibile perfino l’esaltazione dei Paperon de Paperoni megalomani, incensati come filantropi, che programmano il “grande reset”. Del resto il nostro bistrattato pianeta, coscientemente stufo di essere martoriato, si sta probabilmente organizzando per sbarazzarsi di questi saprofiti (la razza umana) come ha già brillantemente  fatto coi mammuth e con tante specie precedenti oltretutto meno fastidiose dell’uomo incredibilmente detto sapiens. Qualche essere umano furbissimo se ne deve essere accorto, migliaia di anni fa, e deve aver scoperto che far vivere tante persone che ragionano diversamente l’una dall’altra in uno spazio limitato, innesca un problema di gestione antropologica e uno di sussistenza. Se le persone diventano miliardi e lo spazio è lo stesso, la gestione diventa impossibile e anche le chances di sopravvivenza si riducono drasticamente. E, sempre il furbissimo uomo di cui sopra ha pensato: “se riuscissimo a far pensare tutti allo stesso modo, quanto meno risolveremmo il problema gestionale, anche se non quello della sussistenza”.

Per cui il tentativo di massificazione a appiattimento qualitativo del pensiero e di ghettizzazione di chi “non si adegua” è sempre stato un mezzo strabiliante ed efficacissimo, sogno di tutti i dittatori, ma anche di tutti coloro che detengono il potere, economico o politico che sia. Le formiche che hanno un loro urbanesimo biologico capital-comunista, che precede di milioni di anni quello dell’uomo tecnologicus, costruiscono colossali formicai e probabilmente percepiscono l’esistere (forse la parola pensano è eccessiva) tutte allo stesso modo, anche se con funzioni differenti. Se una formica muore, non è grave: viene scansata o mangiata e tutto prosegue tranquillamente. 
E sempre lo stesso uomo furbissimo deve aver pensato che questo di mangiarsi la formica in eccesso sia un’idea geniale. Ovviamente la mente dell’uomo è più complessa di quella delle formiche (mica sempre); e anche se molti sperano di ridurla a un algoritmo controllabile, non è così facile addomesticarla, per lo meno non quella di tutti. Per cui bisogna iniziare a controllare le onde emozionali di massa, che vanno da quelle che caratterizzano la “Ola” degli stadi, a quelle che sostengono la vita biologica e che determinano la voglia di vivere e la paura di morire.

Come ci si riesce? 
Facendo accettare un tipo di coercizione “necessaria” (appunto alla vita e al soddisfacimento del bisogno). Se riuscissimo a pilotare tali onde, dice sempre l’uomo furbissimo, riusciremmo anche a risolvere sia il problema di gestione che di sussistenza. E allora, preso da raptus culturale il nostro uomo scopre che bisogna studiare chi fossero Poros e Penia e quale figlio avessero generato. E in tale appassionante ricerca ha forse scoperto che all’interno di tali Onde Psichiche plasmabili e controllabili (soprattutto se deformate e amplificate a dismisura dal bombardamento mediatico) esiste il terrore dell’indigenza e l’illusione di libertà a partire da quella sessuale. Piu queste onde sono potenti e alte più disponiamo di due grandi elementi di suggestione, controllo e collettivizzazione. Diciamo due “Algoritmi-eggregori” (così facciamo contenti sia i filosofi matematici che gli ermetisti).

- Abbi perciò paura di morire (dice l’Uomo furbissimo) e di restare senza mangiare ma sappi che io, essendo la Conoscenza Personificata (mentre tu non lo sei in quanto non hai studiato da Conoscitore) ho la pastiglia magica che ti potrebbe salvare la vita purché tu decida di smettere di pensare individualmente. Inoltre in premio ti darò perfino la possibilità di accedere alle tue necessità (sia quelle naturali che quelle indotte da me) tramite questa bellissima scheda. Pensa che meraviglia, ti mando in discoteca e anche allo stadio. Che vuoi di più dalla vita? Ah sì, il sesso! Lo puoi fare come ti pare e con chi e cosa vuoi. (Perché sappi che io, oltre che Conoscitore, sono laicamente terapeuta e quindi ho in mano la Vera religione).
- E se io non voglio prendere la pastiglia addomesticante?
- La devi volere per il bene della collettività e devi pensare come penso io perché io sono la Conoscenza, la Salvezza, la Vita e la Libertà. Amen.

Ovviamente non sto parlando di emergenze, di pandemie etc. che attraversano questi tempi e che sono solo un “caso particolare” della coercizione gioiosa, del “consenso informato”, della cessione dei dati personali che avvengono nei concorsi, nei rapporti fiscali, nei rapporti con le banche etc. Per accedere a determinate possibilità esistono una serie infinita di pass, di codici, di schede, di carte di plastica. La “certificazione” è l’elemento sostitutivo della Verità. Provate a pensare: non è necessario che una cosa sia vera, ma che sia certificata e che segua un protocollo. E come i latini si domandavano ”chi custodisce il custode” noi potremmo domandarci: “Chi certifica il certificatore?"

A questo punto, in una società ormai deprivata di idee, di ideali e di spiritualità, così come accade periodicamente da millenni, la maggioranza crede e si assoggetta per convenienza, per superstizione, per paura e per il disperato bisogno di qualcuno che dica COSA FARE e abbia una "patente" di affidabilità e la capacità di elargire un "certificato di sussistenza". È comodo credere alle idee precotte, organizzate con metodo "scientifico" da una auctoritas usurpante che si è autocreata e che distribuisce capillarmente il Grande Veleno: cioè l’informazione pilotata. Sforzarsi di pensare autonomamente, studiare, analizzare, confrontare col rischio di morire e con la derisione di chi ti estromette, emargina e punisce perché non indossi la divisa del monopensiero non è facile! A questo punto è meglio credere a San Gennaro. E infatti io ci credo. Perbacco! Ci credo fermamente.

Fatta questa flebile premessa vorrei precisare che non m'importa del tema che occupa i tre quarti del tempo mediatico degli italiani da due anni a questa parte. E non perché io sia no vax o sì vax o perché non abbia paura della malattia o della morte, o perché mi senta figlio dei fiori, ma perché nel frattempo stanno accadendo eventi orribili e meravigliosi, noti a tutti ma ormai ridotti a corollario spettacolare dei notiziari, sui quali invece dovrebbe cadere la nostra attenzione:
- decine guerre producono milioni di morti e profughi in tutto il mondo e proseguono nella indifferenza generale;
- centinaia di malattie producono altri milioni di morti (a partire da quelle cardiache, dal cancro, dall’Aids) che da due anni sembrano miracolosamente scomparse in favore di un solo virus;
- i disastri climatici aumentano al di là di tutti i protocolli di Kyoto e di coloro che tentano di gestire finanziariamente e politicamente tali eventi;
- le risorse energetiche si stanno esaurendo e non c’è modo (né voglia) di trovarne altre.
- E ora arriva il peggio: le virtù ascetiche e la compassione sociale stanno morendo in favore di un materialismo generalizzato;
- le malattie psichiche sono in straordinaria ascesa (ci sono più psicologi che medici generici); 
- lo sconvolgimento dei valori umani tè almente rapido e dilagante che rimando ai tanti editoriali che ho dedicato allo scopo.

Perciò non m'importa nulla dei non vaccinati e dei vaccinati, del green pass, del supergreen, delle pandemie e così via. Rispetto e rispetterò qualsiasi legge sulla salute, sulla viabilità stradale, sull’iva, sull’irpef e sulla Tari. Quando necessario mi coprirò di aghi come un puntaspilli e di veli come una donna musulmana. Ma a casa mia parlerò solo di ciò che mi interessa e il mio telegiornale cerebrale comincerà con la visione dei quadri di Cimabue, con le recenti scoperte archeologiche a Ercolano, con lo studio dei principi geometrici di Euclide, con la filosofia dei cinque poliedri di Platone, con la lettura dell’Archeometra di Pico della Mirandola e così via. E dopo farò una passeggiata fra gli alberi. E fuggirò il frastuno della musica a palla e andrò ad ascoltare le onde del mare per cavoli miei. Senza assembramenti ovviamente.

Capito?

Mi spiace ma il De Monarchia, i Fratelli Karamazov o la vista delle cime della Maiella o dei laghi della Toscana sono molto più interessanti e utili di ore ed ore di polemiche sterili e ansiogene, propinate senza interruzione dai media robotizzati e da una passerella di paraspecialisti pro o contro il green pass che nessuno sa chi cavolo siano; di ministri che nessuno sa chi li ha messi lì;  di informazioni monotematiche propinate da giornalisti e giornaliste talmente simili gli uni agli altri da diventare indistinguibili.Per quanto mi riguarda vorrei avere ancora un po’ di tempo per fare delle piccole, buone cose, per il mio prossimo e per me. Vorrei terminare un vecchio studio sulla geometria pitagorica; vorrei seguitare a trasmettere ai giovani alcuni testi e insegnamenti importanti ricevuti da chi, a sua volta, mi ha insegnato qualcosa; vorrei creare un possibile futuro culturale, assolutamente non standardizzato, per i giovani con mente e cuore liberi e impedire che la scuola e la società li appiattiscano e massacrino intellettualmente come ormai accade da decenni; vorrei che i miei amici medici studiassero liberamente delle cure, per l’aids, per il cancro, per l’ulcera, per l’artrosi, per tutte le malattie del mondo e perfino per il Corona Virus ecc.

A molti tutto questo può sembrare poco, riduttivo semplicistico. Io invece lo ritengo fondamentale per la sopravvivenza della Vita. Quella Vera. Invecchiando sto diventando ingenuo e semplice. Ma, se non riuscirò a vedere neanche una piccola parte di questo piccolo progetto vorrà dire… che sarò morto. Allora lo farà qualcun altro, molto meglio di me, e se non ci riuscirà nessuno vorrà dire che anche il Padreterno, o chi ne fa le veci, ha deciso di spegnere il suo galattico televisore personale, disgustato dai programmi elaborati dal Mercato Universale (cioè da quelle strane mafie che caratterizzano gli “organismi internazionali”). È un suo Diritto e una Sua responsabilità. Io, del resto, la mia TV da 20 pollici l’ho spenta ormai da tempo.

Claudio Lanzi

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Bibliografia:

  • C. Lanzi, L’Anima Errante-Simmetria Edizioni
  • C. Lanzi, Maleducazione spirituale-Simmetria Edizioni
  • Tutti gli editoriali di C. Lanzi su questo sito. 

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