Editoriale 056 L'Urne dei Forti

alt“A egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti e bella e santa fanno al peregrin la terra che le ricetta”.

Caro Foscolo,

purtroppo delle urne, sia dei forti che dei deboli, il comune di Roma e il sindaco se ne infischiano. Basta guardare il cimitero monumentale di Roma, uno dei più belli d’italia, che è in uno stato pietoso.
Eppure lo stesso non accade per le chiese monumentali. O per lo meno non per tutte. Eppure tutte le chiese sono esse stesse un "cimitero" e consevano immensi ossari sotto i pavimenti e ai lati le cappelle, con le tombe di personaggi celebri, come appunto quelli sepolti in Santa Croce a Firenze, che Foscolo ricorda nella poesia dedicata al Pindemonte.

Attraverso una damnatio memoriae nei confonti del passato, la mentalità progressista moderna ci ha abituati a dimenticare che il monumento celebra in genere chi non c’è più e che delle strutture famosissime come il Mausoleo di Adriano, il Pantheon e tanti altri edifici celebri, conservano le reliquie di personaggi che hanno lasciato tracce importanti, per i posteri, per i figli, per la Patria, per il mondo e, comunque, nel cuore di coloro che li ricordano. Aagli inizi dell’Impero tutta la Via Appia era un enorme cimitero e conservava in sarcofagi e tempietti meravigliosi le epigrafi di Romani celebri e meno celebri. E oggi ne ammiriamo ancora la bellezza, l’austerità, a volte l’ironia, oppure sostiamo stupiti davanti a Cecilia Metella e all’amore di colui che volle dedicarle un’opera così particolare.

altMa che senso ha celebrare i morti con un monumento più o meno importante? Tutti i popoli, soprattutto quelli stanziali, hanno fatto delle "tombe" un baluardo colossale contro la dimenticanza. Eppure alcuni luoghi di "sepoltura", come gli ipogei romani catacombali che abbiamo frequentemente visitato, oppure alcuni ambienti speciali, come la famosa cappella Sansevero di Napoli, offrono possibilità straordinarie di studio e riflessione: sono spesso dei libri aperti sulla conoscenza del passato, proprio su quella conoscenza essenziale, ontologica, quella dei principi di cui tanto si parla, ma che troppo spesso resta in superficie.

Quanto era importante la conservazione delle immagini della gens nei “lararii” romani, e quanto questa abitudine è stata tramandata alle generazioni successive con la conservazione delle foto dei nonni, dei genitori, nella cornice del camino, sia delle case nobili che di quelle contadine?
Nelle lapidi e nelle tombe si trovano spesso non solo preziosi insegnamenti filosofici, ma anche profondi motivi di meditazione, in una pace che è difficile trovare in altri luoghi. Lì, sul pincetto c’è anche la vecchia tomba della mia famiglia, donata dal sindaco Natan al mio trisnonno.

 Il Verano è un Museo all’aperto di straordinaria bellezza, sopravvissuto al bombardamenteo del 1943 allo scalo San Lorenzo.

altC’era anche mio padre, nel ’43, a prestare i primi soccorsi alle centinaia di feriti, in mezzo alle ossa dei morti, dissepolti dalle esplosioni delle bombe americane, in mezzo ai cadaveri recenti di vecchi, donne e bambini, schiacciati sotto le mura perimetrali del cimitero, insieme a fiorai che, allora come oggi, circondavano la basilica di San Lorenzo.
I romani non ricordano più che questo era un luogo destinato alle sepolture fin dai tempi della Roma Imperiale. In seguito ospitò le sepolture di vari apostoli e martiri d’epoca cristiana. 

Ormai questo mondo asettico e “connesso” ha esorcizzato la morte e ha confinato disgustosamente la gestione del dolore, della sofferenza e perfino dei cadaveri alle varie "onlus" o alle organizzazioni affiliate all’AMA! Sì, non tutti sanno che ala gestione dei morti è affidata a coloro che svuotano i cassonetti. I morti equivalgono perfettamente a uno "smaltimento rifiuti solidi urbani". Già, perché un cadavere è laicamente un pezzo di carne in putrefazione da smaltire. Nulla di più. Il funerale che ne consegue è solo un business: per l’agenzia, per il parroco, per il cimitero...

altE un cimitero “saturo" come quello monumentale di Roma non ha più nuovi "clienti", quindi non va neanche pulito perché produce poco reddito. Perciò monumenti straordinari vengono lasciati a sé stessi, e si coprono di patine ormai secolari come si può vedere dalle foto che ho scattato durante una passeggiata in quei viali. Eppure al Verano ci sono opere meravigliose, di scultori e architetti famosi; ci sono piccoli gioielli, miniature, mosaici.
In questa pagina ne mostriamo alcuni e ricordiamo che al Verano sono sepolti uomini e donne straordinari, da Sibilla Aleramo a Grazia Deledda, da Vittorio Gasman a Claretta Petacci a Ugo Spirito. E poi tante tombe di famiglie importanti.
Molte cadono a pezzi e forse saranno vendute a nuovi proprietari. Ma è un peccato; un grande peccato, uno dei tanti.

Claudio Lanzi

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